La Trombosi venosa profonda (TVP) è una ostruzione, parziale o totale, di un vaso venoso profondo in un qualsiasi distretto e, quella a carico degli arti inferiori è di gran lunga la più frequente nella pratica medica. Non va confusa con la tromboflebite che è invece una infiammazione delle vene superficiali con o senza trombosi.
Può manifestarsi a tutte le età, anche se l’incidenza è molto più bassa nei giovani e più alta negli anziani.
Il rischio aumenta in soggetti ospedalizzati per traumi, interventi di chirurgia maggiore, immobilizzazione prolungata; nonché durante la gravidanza e il puerperio e in caso di riscontro di neoplasie. Oltre al fumo, obesità, sindrome metabolica o altre malattie di carattere ematologico.
I sintomi possono essere minimali o aspecifici, pertanto è opportuno tenere presente che in molti casi le TVP possono anche essere asintomatiche. Non è pertanto insolito che l’esordio della malattia tromboembolica venosa sia rappresentato dal quadro clinico dell’embolia polmonare.
In generale i sintomi sono rappresentati da dolore spontaneo o provocato dallo stiramento dei muscoli (dolorabilità alla pressione lungo la distribuzione delle vene profonde dell’arto o segno di Bauer, dolorabilità alla flessione dorso-plantare del piede o segno di Homans); - dolore alla pianta del piede o al cavo popliteo; rossore; cianosi; aumento della temperatura cutanea; crampi; aumento della circonferenza dell’arto per edema franco; sviluppo tardivo di circoli collaterali; - phlegmasia alba dolens (quadro clinico in cui, oltre all’alterato deflusso venoso provocato dalla trombosi, esiste un vasospasmo arterioso con pallore, riduzione della temperatura dell’arto interessato e iposfigmia arteriosa).
La diagnosi clinica di TVP è scarsamente accurata e necessita sempre di verifica strumentale. Il mancato riconoscimento della TVP può avere gravi conseguenze, per cui è opportuno mantenere un alto livello di sospetto clinico.
La diagnosi clinica di TVP non può basarsi su segni e sintomi sufficientemente sensibili e specifici, è quindi essenziale giungere ad una conferma in tempi brevi mediante accertamenti diagnostici strumentali, in primis l’ecocolordoppler arti inferiori, esami di laboratorio soprattutto per la trasmissibilità di alcuni markers genetici (test per trombofilia) che, se alterati, ne aumentano l’incidenza.
Per tale motivo le condizioni che possono favorire una TVP vanno prese in considerazione successivamente dall’ematologo in ogni singolo paziente, per una corretta diagnosi differenziale, in quanto contribuiscono in varia misura a definire il profilo di rischio, fondamentale per il processo decisionale riguardante i successivi test diagnostici.
Una volta confermata la diagnosi di TVP, si deve affrontare la terapia, con livelli di coinvolgimento differente da caso a caso a seconda che si decida per un trattamento domiciliare o per un’ospedalizzazione.
Si può infatti passare da una gestione del paziente non ospedalizzato anche in fase acuta con terapia anticoagulante orale [DOAC], condotta in collaborazione con lo specialista, preferibilmente ematologo esperto in coagulazione e trombosi, e il medico di medicina generale; e casi in cui il paziente viene ospedalizzato direttamente in fase acuta.
Un altro compito fondamentale è rappresentato dalla prevenzione della TVP, dal rischio di instaurarsi di Sindromi post-flebitiche e da una corretta profilassi con l’indicazione a monitorare i dati di laboratorio semplicemente proseguendo e sorvegliando la terapia già iniziata dallo specialista.